Franco Sortini

Franco Sortini è nato nel 1958.
Fin da ragazzo si è occupato di grafica e pittura, per passare poi alla fotografia alla fine degli anni ’70 interessandosi alla fotografia in bianco e nero, che sviluppava e stampava in casa in una piccola camera oscura. Nel 1982 ha conosciuto Franco Fontana, partecipando ad uno dei primi workshop che il “Maestro del colore” teneva in Italia, a Massalubrense durante la prima edizione degli “Incontri Internazionali di Fotografia: Massalubrense come Arles”. Da quel periodo la frequentazione con Fontana, in altri worshop a Milano e Brescia, l’hanno definitivamente convertito al colore. Dal 1982 ha prodotto numerosissimi lavori, dedicandosi quasi esclusivamente al paesaggio urbano, che ha sviluppato fino a raggiungere un personale modo di vedere ed interpretare le città. Se prima fotografava con macchine di grande formato, dal banco ottico 10x12 al 6x7, ora preferisce fotografare con macchine digitali 35 mm, perché gli consentono di sentirsi più al centro della scena, e non sentirsi “distaccato” dal contesto. Una interpretazione quindi che parte dalle emozioni trasferite dal luogo, vissuto e capito durante lunghe passeggiate, una sorta di flaneur contemporaneo, come ama definirsi.
Dal 1986 è fotografo professionista, e gestisce uno studio di fotografia industriale e pubblicitaria, collaborando con numerose agenzie di comunicazione e firmando importanti lavori per clienti nazionali.
Dal 1990 è membro effettivo dell’Associazione Nazionale Fotografi Professionisti.
Nel 1986 è tra i soci fondatori del “Museo Ken Damy di Fotografia Contemporanea” di Brescia.
Ha esposto in molte mostre personali e collettive in tutta Europa, ed alcune sue fotografie fanno parte di importanti collezioni private e pubbliche, tra le quali quella della Biblioteca Nazionale di Parigi, dell’archivio AFOCO di Cordoba, della Galleria Civica di Modena, dell’Archivio della Università di Siena.
Attualmente vive e lavora a Salerno.
Principali esposizioni
gallerie civiche di palazzo ducale – pavullo nel frignano 2014
università di siena dip. storia dell’ arte contemporanea palazzo san galgano - siena 2014
pinacoteca provinciale di salerno palazzo pinto – salerno 2013
“photissima art fair e festival” - torino 2013
ex tabacchifico centola – pontecagnano faiano 2013
galleria gallerati – roma 2013
cafè aroma photogalerie – berlino 2013
mausoleo della bela rosin pantheon di mirafiori – torino 2013
“trevignano fotografia 2012” – trevignano 2012
archivio dell’architettura contemporanea – salerno 2012
frac fondo regionale per l’arte contemporanea – baronissi 2011
tff toscana foto festival – massa marittima 2011
“fotografia europea 2011” - reggio emilia 2011
polair - new york 2008
pinacoteca del castello sforzesco – dozza 2008
maison d’italie – parigi 2007
pezzi unici – deutsche bank / feitsch & feitsch – berlino 2007
galleria d’arte “leonardo da vinci” – bertinoro 2006
chiesa di santa apollonia – salerno 2006
complesso monumentale di santa sofia – salerno 2005
“orvieto fotografia” - orvieto 2004
“fotografos de fin de milenio” – cordoba 2002
palazzina neoclassica – giffoni valle piana 2002
galleria “ufca” – algeciras 1995
galleria “aula7” – malaga 1995
galleria “diafragma foto” – cordoba 1995
spazio espositivo “de pellegrin” - riva del garda 1995
museo del falso – salerno 1992
fabula art club – salerno 1992
“la biennale” – torino 1991
cafe aroma photogalerie – berlino 1991
galleria “senso unico” – salerno 1988
“torino ’87 – la fotografia” – torino
galleria “over” – torino 1987
galleria “rosamilia photogallery” – castel san giorgio 1986
museo ken damy – brescia 1986
ken damy photogallery – brescia 1986
ken damy photogallery – milano 1986
“festa delle idee” – capriglia 1985
a.a.s.t. – salerno 1984
galleria “occhio quadrato” – bologna 1983
galleria “san fedele” – milano 1983
chiostro di san francesco – marina della lobra massalubrense 1983
“massalubrense come arles” – massalubrense 1982
galleria “la boite” - salerno 1982
Urbanicity – Il Paesaggio Urbano
di Franco Sortini
“ come rendere l’immagine di queste citta’,
senza piccioni, senza alberi e senza giardini,
dove non si incontrano
nè battiti d’ali, nè fruscii di foglie,
un luogo neutro insomma? “
Albert Camus
“Storicamente chiusa nella specificità del proprio linguaggio, inteso come attestazione, certificazione di veridicità del reale, tanto caro al dogma dell’attimo fuggente di cartier- bresson, la fotografia, così intesa, per anni, ha dato l’idea di essere una forma d’arte precaria e fortemente instabile, se pensata esclusivamente alla sua autoreferenzialità.
Ma da molto tempo quell’attimo fuggente, quel momento decisivo, non è più stabilito in relazione ad un evento teso a rappresentare veridicità, bensì rappresenta il momento in cui quel flusso di forme e di schemi in evoluzione davanti al fotografo raggiungono il punto di equilibrio, una loro nitidezza, un loro ordine.
E questo punto di equilibrio si avverte nell’ultimo lavoro di franco sortini dal titolo ” urbanicity”.
In queste foto che sortini ha definito ” le sue passeggiate”, non c’è un racconto fotografico, ma è una sorta di attraversamento in cui la fotografia pone una serie di domande sull’identità di un luogo e anche sull’aspetto emozionale di essere in un luogo.
Le immagini, infatti, di queste città sono, per alcuni aspetti, volutamente complicate, perchè le funzioni delle sue parti e dei suoi edifici raramente sono individuabili attraverso la qualità spaziale.
Eppure l’occhio attento del fotografo è riuscito, attraverso alcuni dettagli architettonici, a farci capire come questi rispecchiano quasi sempre l’ordinamento politico e le leggi che nei vari periodi hanno informato le città; la sua rigidezza, la maggiore libertà e talora persino l’irregolarità e il disordine manifestato sono indice di una più stretta disciplina gerarchica o di una più larga libertà delle popolazioni. proprio perchè la fotografia assurge a territorio privilegiato dell’analisi del reale, secondo parametri individuali che tendono a isolarne un singolo aspetto per ampliarne al massimo il potere evocativo.
In queste foto l’unica tensione che si avverte è tra la materia e la luce.
In effetti, come suggerisce jean-claude lemagny, la fotografia è proprio l’arte dove questi due aspetti del reale si manifestano, non più per imitazione o finzione, ma in diretta, per contatto. e le città che ha fotografato sortini, grazie alla luce che le inonda, dovuta naturalmente alla grande capacità ed esperienza dell’artista, non sembrano più ammassamenti innaturali, ma appaiono più libere, più aperte, proprio perchè la materia vuole durare e la luce vuole salvarsi. “
Cristina Tafuri
Dalla presentazione della mostra alla Pinacoteca Provinciale – Palazzo Pinto – Salerno settembre 2013